Elie Wiesel, il ragazzo di Auschwitz che non distolse gli occhi dal Male
antonio monda 18 Agosto 2019
Nel 1928, il paese in cui nacque era ancora un regno, e Ferdinando di Romania concesse proprio allora la cittadinanza agli ebrei. Eliezer Wiesel, che tutti chiamavano Elie, visse l’infanzia in un’atmosfera piena di speranza e fiducia nel futuro. A casa i genitori Schlomo e Sarah elogiavano anche le altre iniziative di quel sovrano saggio e illuminato: un’importante riforma agraria e una costituzione di stampo liberale. Ma purtroppo il sogno si spezzò presto con la morte improvvisa del re: il piccolo Elie fu testimone della svolta autoritaria del successore Carol II, del patto Molotov-Ribbentrop che assegnò la Bessarabia all’Unione Sovietica e quindi del massacro di Fântâna Albă da parte delle milizie comuniste. Non aveva ancora compiuto dieci anni quando l’imprescindibile presenza del male entrò prepotentemente nella sua vita