Analisi dello European Commission Joint Reseach Centre.
Analisi dello European Commission Joint Reseach Centre. Senza misure di adattamento ai cambiamenti, le vittime di nubifragi, terremoti e valanghe potrebbero arrivare a 152mila l’anno
emanuele bonini
Bruxelles
Nubifragi e trombe d’aria, torrenti in piena e alberi sradicati. Frane e fango, crolli e soprattutto vittime. Quello che sta vivendo l’Italia in queste ore con l’arrivo del maltempo, ma ancor di più ciò a cui rischiano di doversi abituare l’Italia e tutto il continente europeo.
I fenomeni atmosferici estremi sono destinati ad aumentare, e di conseguenza il numero annuale delle vite interrotte. L’Ue inizia a fare i calcoli, e i risultati non sono buoni. Secondo un’analisi dello European Commission Joint Reseach Centre (Ecjrc) «senza misure di adattamento» ai cambiamenti climatici, senza politiche di prevenzione del rischio e di messa in sicurezza del territorio, i morti da catastrofe naturale aumenteranno sempre più fino a crescere di 50 volte rispetto ai livelli degli anni Ottanta. Entro la fine del XXI secolo i morti da alluvioni, frane, valanghe, allagamenti potrebbe arrivare a 152mila l’anno. E si tratta di stime prudenziali. Se si fa poco o nulla entro il 2100 due europei su tre si ritroveranno esposti a pericoli di morte legati al tempo. Fino a oggi un rischio per nemmeno un cittadino Ue su dieci. Numeri che impongono una riflessione, secondo gli esperti.
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