Si è levato il braccialetto elettronico e si è presentato al citofono del carcere di Giarre
Pubblicato il 20/05/2019
Ultima modifica il 20/05/2019 alle ore 18:52
FABIO ALBANESE
CATANIA
«Ho litigato con mia moglie, non ne posso più, meglio stare in galera che a casa con lei tutto il giorno». Deve essere davvero pesante la vita del condannato agli arresti domiciliari, se in casa si è rotta l’armonia familiare e non si può nemmeno uscire qualche ora per far cambiare un po’ l’atmosfera, magari anche sbattendo la porta. Così un pregiudicato catanese di 50 anni, Giuseppe Pulvirenti, che stava scontando nella sua abitazione di Catania una condanna per il furto di generi alimentari avvenuto nell’aprile di un anno fa in un supermercato di Patti, nel Messinese, sabato sera ha deciso di «evadere» da casa dopo l’ennesimo, acceso litigio con la moglie. Perchè le cose andassero come aveva immaginato, si è pure tolto di dosso il braccialetto elettronico con cui avrebbe dovuto convivere per rispettare i «domiciliari» e si è presentato nel carcere di Giarre, comune a una trentina di chilometri da Catania, con la motivazione poi data ai carabinieri che «a Giarre la detenzione è più tranquilla rispetto al carcere catanese di Piazza Lanza».
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